Molte testimonianze archeologiche datano le origini di questo nucleo urbano al II millennio a.C., anche se la maggior parte dei reperti sono di natura celtico-gallica. Dai Galli, infatti, deriverebbe anche il nome della città. Successivamente Gallarate, sotto la dominazione romana, divenne parte della provincia della Gallia Cisalpina. Quando Ottone Visconti, nel 1287, distrusse Castelseprio, la città divenne capitale del grande contado del Seprio. Proprio da questo nuovo e grande ruolo Gallarate trasse grandi profitti, trasformandosi in un ricco centro commerciale. Questa vocazione accompagnerà la città anche in età sforzesca. Dal XVI al XVIII secolo Gallarate finì con l'intero Stato di Milano sotto la dominazione prima francese e poi spagnola. Diventò un feudo, contea con aggregato il Grandato di Spagna, che fu trasmesso a diverse famiglie nobili fino all'abrogazione del feudalesimo nel 1797 (Bentivoglio, Caracciolo, Pallavicino, Altemps, Visconti e Castelbarco).Per un breve periodo, fra il 1786 e il 1787, Gallarate fu capoluogo di una delle province della Lombardia austriaca. La dominazione napoleonica vide la cittadina partecipe della grande rivoluzione industriale, mentre nel periodo della Restaurazione fu teatro di molti dibattiti romantici, preparatori delle lotte di indipendenza e del Risorgimento. Con Decreto Luogotenenziale del 19 dicembre 1860, a firma del principe Eugenio di Savoia-Carignano, ``Luogotenente Generale di S. M. nei Regii Stati`` per conto di re Vittorio Emanuele II, Gallarate fu insignita del titolo di città, titolo poi confermato quasi un secolo più tardi con provvedimento governativo di riconoscimento con D. P. C. M. 30 agosto 1952, a firma del Presidente del Consiglio dei Ministri Alcide De Gasperi. Nel 1869 i confini della città furono allargati annettendo i soppressi comuni di Arnate e Cedrate, e nel 1923 quelli di Caiello e Crenna. Gradualmente Gallarate si incentrò sempre più sul suo ruolo industriale, di cui oggi abbiamo traccia, oltre che nei centri ancora funzionanti, in molti capannoni in stile liberty, ormai abbandonati o riconvertiti, e numerose ciminiere. Non si può tralasciare il ricordo di famiglie storiche della Città, che ne allargarono fortemente nel XIX sec. il respiro culturale ed industriale, quali i: Majno, Ponti, Bellora, Bonicalzi, Nob. Forni, Guenzani, Sartorio, Crosta, Borghi ed altre.